Gemini, Claude e Copilot: che cosa sono e come si confrontano
Nel giro di pochissimo tempo i nomi Gemini, Claude e Copilot sono entrati a gamba tesa nel lessico di chi lavora con il digitale. Non sono solo nuovi servizi, ma i volti più visibili di una trasformazione profonda nel modo in cui scriviamo, programmiamo, progettiamo e prendiamo decisioni. Dietro ciascuno di questi marchi c’è una famiglia di modelli di intelligenza artificiale generativa, con filosofie diverse e un punto in comune molto chiaro. Affiancare gli umani in un pezzo sempre più ampio del lavoro quotidiano.
Per orientarsi in questo panorama non basta chiedersi quale sia il modello più potente sulla carta. Ha più senso capire che cosa offre ognuno, in quale ecosistema vive, come si integra negli strumenti che usiamo già e quale tipo di controllo lascia su dati e flussi. In altre parole, non solo AI, ma anche strategia.
Dietro Gemini c’è Google, con tutto il peso della sua infrastruttura e dei suoi prodotti consumer e aziendali, ben raccontati su gemini.google.com. Claude è la proposta di Anthropic, azienda che ha fatto della sicurezza e dell’allineamento etico il proprio biglietto da visita, spiegato in dettaglio su anthropic.com. Copilot è la parola chiave con cui Microsoft ha riunito sotto un unico ombrello gli assistenti AI sparsi tra Windows, Microsoft 365, Edge e GitHub, con GitHub Copilot che resta uno dei riferimenti per chi scrive codice, documentato su github.com/features/copilot.
Che cosa sono e dove vivono
Gemini è la famiglia di modelli sviluppata da Google per alimentare chatbot, strumenti di produttività e servizi per sviluppatori. L’interfaccia accessibile dal browser permette di conversare, generare testi, riassumere documenti, creare codice, ma il vero punto di forza è l’integrazione potenziale con l’ecosistema Google. Documenti, fogli, presentazioni, Gmail, tutto ciò che vive in Workspace può diventare materia prima per l’assistente, se l’utente concede i permessi.
Claude nasce con un’attenzione marcata a sicurezza, affidabilità e controllo del comportamento del modello. Anthropic insiste molto sulla propria idea di AI costituzionale, con regole esplicite che guidano le risposte. Claude è accessibile da interfaccia web, via API e sempre più spesso integrato in prodotti di terze parti. Uno dei suoi tratti distintivi è la capacità di gestire contesti molto ampi, quindi documenti lunghi, archivi di chat, repository, senza perdere facilmente il filo.
Copilot non è un singolo modello, ma un ruolo che l’AI gioca dentro la galassia Microsoft. C’è Copilot in Word, che aiuta a scrivere e sintetizzare, Copilot in Excel, che suggerisce analisi e formule, Copilot in Teams, che genera riassunti delle riunioni, e GitHub Copilot, che vive dentro gli editor di codice. Sotto il cofano la base è una combinazione di modelli erogati dal cloud Azure, spesso in collaborazione con OpenAI.
Come funzionano nell’uso quotidiano
Dal punto di vista tecnico tutti e tre si appoggiano a modelli linguistici di grandi dimensioni, addestrati su enormi quantità di dati per prevedere la parola successiva in una sequenza. Da qui derivano capacità che ormai diamo quasi per scontate. Scrivere testo coerente, tradurre, spiegare concetti complessi, generare codice, strutturare informazioni.
La differenza vera si vede nel modo in cui questi modelli vengono incastonati nell’esperienza utente. Gemini gioca la carta dell’integrazione profonda con i servizi Google. Può pescare contenuti da Drive, analizzare fogli di calcolo, trasformare note sparse in presentazioni, con un occhio particolare al lavoro in cloud. È un approccio che funziona bene per chi vive già dentro l’ecosistema di Mountain View.
Claude punta su una combinazione di ampiezza del contesto e tono di risposta controllato. La possibilità di caricare documenti anche corposi, di lavorare su file multipli, di mantenere un discorso strutturato su molte interazioni lo rende adatto a chi deve fare analisi, riscrittura e ragionamento profondo su materiale complesso. Molti lo apprezzano proprio per il modo in cui gestisce i passaggi delicati, dove non basta una risposta brillante ma serve coerenza.
Copilot, invece, si infiltra nei flussi esistenti. Non chiede di spostarsi su un sito dedicato, ma compare dove serve. Nel margine di un documento, a lato di una mail, nella chat di un team, dentro l’IDE. Il suo punto di forza non è tanto il dialogo aperto quanto l’abilità di trasformare contesto locale in suggerimenti immediati. Codice circostante, file aperti, thread in corso, calendario. Tutto diventa materiale su cui Copilot costruisce proposte.
Come si confrontano tra ecosistemi e casi d’uso
Mettere questi sistemi in classifica rischia di essere fuorviante. Ha più senso confrontarli per ecosistema e casi d’uso. Se un team lavora pesantemente su Google Workspace, l’integrazione di Gemini con documenti, fogli e presentazioni rappresenta un vantaggio immediato. Niente copie incolla continui, meno attrito tra idea, bozza e file finale.
Chi sviluppa prodotti digitali con una forte attenzione a policy di sicurezza, audit e requisiti di conformità può guardare con interesse a Claude, soprattutto nelle versioni pensate per l’enterprise. La combinazione tra contesti ampi, attenzione dichiarata all’allineamento e presenza di API flessibili lo rende una scelta naturale per chi vuole costruire funzionalità AI dentro strumenti esistenti mantenendo un certo controllo.
Per le organizzazioni che hanno adottato in profondità Microsoft 365, la risposta quasi automatica è Copilot. Non tanto per una questione di qualità bruta del modello, quanto per la capacità di inserirsi in SharePoint, OneDrive, Outlook, Teams, senza ricostruire da zero permessi, ruoli e politiche di sicurezza. Il valore reale si vede quando l’assistente è in grado di rispettare confini e diritti d’accesso gia stabiliti in azienda.
Un altro elemento di confronto importante riguarda lo spazio per gli sviluppatori. Gemini offre API e strumenti documentati su ai.google.dev, con un legame forte con Google Cloud. Claude mette a disposizione endpoint pensati per essere integrati in backend e workflow personalizzati, con grande enfasi sulla gestione del contesto. Copilot si appoggia al mondo Azure e alle interfacce offerte dal servizio Azure OpenAI, con l’obiettivo di collegare i modelli ai dati interni delle aziende in modo relativamente guidato.
Che cosa significa scegliere uno, l’altro o tutti
Alla fine la scelta non è quasi mai esclusiva. Molti professionisti usano Gemini per certe attività, Claude per altre, Copilot per il lavoro incastrato negli strumenti Microsoft. Ragionare solo in termini di sostituzione non rende giustizia a un paesaggio che sarà sempre più ibrido.
Per chi progetta infrastrutture o prodotti, la domanda chiave è spesso un’altra. Dove vivono oggi i miei dati, dove lavorano le persone, quali sistemi devo rispettare per compliance e governance. A quel punto diventa più chiaro quale combinazione di strumenti abbia senso, quali casi d’uso sperimentare per primi e quali invece tenere sotto osservazione.
Gemini, Claude e Copilot non sono solo etichette da slide, sono modi diversi di portare l’intelligenza artificiale dentro lavoro, studio e vita quotidiana. Capirne differenze e punti di contatto è il primo passo per usarli in modo consapevole, senza innamorarsi del logo del momento e senza delegare a un algoritmo scelte che richiedono ancora, ostinatamente, uno sguardo umano.