Adobe ha deciso di fare sul serio anche nel mondo della SEO. L’azienda dietro Photoshop e Acrobat ha annunciato l’acquisizione di Semrush, una delle piattaforme di riferimento per l’analisi della visibilità online, per circa 1,9 miliardi di dollari. È la prima grande operazione dopo il fallito tentativo di comprare Figma e manda un messaggio chiaro: il futuro del marketing digitale, per Adobe, passa da dati, AI e motori di ricerca tanto quanto da creatività e suite grafiche.
Che cosa compra davvero Adobe
Semrush non è un semplice tool per le keyword: è un ecosistema che integra analisi SEO, monitoraggio dei competitor, gestione di campagne, social media e advertising. Con questa acquisizione, Adobe porta dentro il proprio perimetro una piattaforma che già oggi viene usata da migliaia di agenzie e aziende per capire come si muovono brand e contenuti su Google, YouTube, marketplace e canali social.
Secondo le prime informazioni, l’operazione sarà interamente in contanti, con un premio importante rispetto alla valutazione di mercato di Semrush. Il closing è previsto per la prima metà del 2026, dopo le approvazioni regolatorie e il via libera degli azionisti.
SEO, AI e suite di marketing sotto lo stesso tetto
Negli ultimi anni Adobe ha spinto moltissimo sulla componente AI del proprio ecosistema: da Sensei agli strumenti generativi di Firefly, fino alle funzionalità di automazione all’interno di Experience Cloud. Con Semrush nel portafoglio, l’azienda potrà combinare creatività, dati comportamentali e insight sulle SERP in un’unica pipeline.
Immagina un flusso in cui un team crea visual e contenuti con gli strumenti Adobe, li distribuisce sulle proprie properties e sui social, e allo stesso tempo misura – dentro lo stesso ecosistema – come questi contenuti performano su motori di ricerca, annunci e discovery basati su AI come Gemini o ChatGPT. È esattamente il tipo di scenario che l’acquisizione rende possibile.
Che cosa cambia per agenzie, SEO e marketer
Nel breve periodo, nulla si stravolge: Semrush continuerà a funzionare come piattaforma autonoma. Nel medio periodo, però, è realistico aspettarsi integrazioni sempre più profonde con la suite Adobe: reportistica dentro Experience Cloud, collegamenti diretti con strumenti di advertising, insight SEO integrati nelle fasi di ideazione e produzione dei contenuti.
Per agenzie e professionisti è un segnale da non ignorare: il confine tra strumenti creativi e strumenti di performance si assottiglia. Chi si occupa di SEO dovrà parlare sempre di più il linguaggio delle campagne, del brand, delle creatività dinamiche. Chi fa advertising dovrà capire i fondamenti dell’organico. Chi sviluppa siti e piattaforme dovrà ragionare sapendo che i dati passano da questi layer unificati.
La lettura di Meteora Web
Per noi, la mossa di Adobe conferma una tendenza che il mercato sta già vivendo…la SEO non è più un mestiere isolato, ma una componente di una strategia digitale integrata dove design, contenuti, dati e infrastruttura tecnica lavorano insieme. Che Semrush finisca dentro Adobe significa che gli strumenti saranno sempre più pensati per chi vuole vedere il quadro completo, non solo una colonna di KPI.
In pratica, vincerà chi saprà usare questi ecosistemi senza diventare dipendente da uno solo, mantenendo la capacità di leggere i dati in modo critico e di costruire progetti che reggano anche se cambiano strumenti, interfacce o algoritmi.