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Ubuntu: che cos’è, come funziona e perché è la distro più usata

Ubuntu: che cos’è, come funziona e perché è la distro più usata

Ubuntu è uno di quei nomi che anche chi non ha mai installato Linux ha sentito nominare almeno una volta. È la distribuzione che ha portato il pinguino fuori dalle stanze dei sistemisti e dentro i laptop di studenti, sviluppatori e aziende. Per molti è stata la prima vera porta d’ingresso nel mondo open source, abbastanza semplice da non spaventare, abbastanza solida da reggere il peso di progetti seri. E continua a essere, per una fetta enorme del mercato, il volto più riconoscibile di Linux.

Che cos’è Ubuntu, al di là delle etichette

Dal punto di vista tecnico, Ubuntu è una distribuzione GNU/Linux basata su Debian. Tradotto: eredita la solidità del lavoro della comunità Debian e la combina con un’attenzione particolare all’esperienza d’uso, curata da Canonical, l’azienda che ne guida lo sviluppo. Il risultato è un sistema operativo che può vivere su un vecchio portatile recuperato da un cassetto o su un server in produzione, con la stessa filosofia: stabile, aggiornato, prevedibile.

La cosa interessante è che Ubuntu non è una singola cosa. Esistono versioni con interfacce diverse (Kubuntu, Xubuntu, Ubuntu MATE), ed esistono versioni LTS, le Long Term Support, che garantiscono anni di aggiornamenti di sicurezza senza stravolgere l’ambiente. È questo equilibrio tra continuità e innovazione ad averla resa così popolare.

Come funziona sotto il cofano

Come ogni sistema Linux moderno, Ubuntu si appoggia sul kernel Linux, il nucleo che dialoga con l’hardware, gestisce memoria, processi, dispositivi. Sopra di lui vive tutto il resto: il sistema di init, i servizi, l’ambiente desktop, le applicazioni. Il cuore dell’esperienza quotidiana è il sistema di pacchetti: Ubuntu utilizza i famosi .deb e il gestore APT, che permette di installare e aggiornare software con un solo comando. I repository ufficiali, combinati con quelli della comunità, rendono il sistema una sorta di app store testuale, in cui ogni elemento è tracciabile e aggiornabile in blocco.

Negli ultimi anni si sono aggiunti anche gli Snap, pacchetti auto-contenuti gestiti da Snapcraft, che puntano a semplificare la distribuzione del software tra versioni diverse. Non tutti li amano, ma sono un segnale chiaro: Ubuntu prova continuamente a trovare un punto di incontro tra mondo enterprise, sviluppatori indipendenti e utenti finali.

Perché proprio Ubuntu è diventata la distro più usata

La risposta non è solo tecnica. Ubuntu è arrivata nel momento giusto con la proposta giusta. Ha offerto installazioni guidate, un supporto hardware più ampio rispetto a tante alternative e una documentazione comprensibile anche a chi non aveva mai toccato il terminale. Nel tempo è diventata la base di innumerevoli guide, corsi, tutorial su siti come ubuntu.com o piattaforme di formazione. Questo ha creato un circolo virtuoso: più persone la usano, più risorse esistono, più è facile sceglierla.

C’è poi un altro elemento: la fiducia delle aziende. Ubuntu è presente su moltissimi server, sia on-premise che in cloud. Provider come AWS, Microsoft Azure e DigitalOcean offrono immagini pronte all’uso basate su Ubuntu Server. Chi sviluppa sa che può trovare lo stesso ambiente in locale e in produzione, con pochissime sorprese. Questo, per chi lavora ogni giorno con applicazioni web, è oro.

Ubuntu su desktop, server e cloud

Su desktop, Ubuntu è spesso la prima scelta per chi vuole un sistema operativo diverso senza sentirsi abbandonato. L’interfaccia basata su GNOME è abbastanza curata da non far rimpiangere troppo Windows o macOS, e il supporto per driver, periferiche e software quotidiano è cresciuto enormemente. Per uno sviluppatore web è una base naturale: terminale decente, strumenti di sviluppo a portata di comando, compatibilità con stack moderni e ambienti come Docker e Kubernetes.

Dal lato server, la storia è ancora più interessante. Ubuntu Server è snello, modulare, costruito per essere configurato da chi sa cosa vuole e mantenuto da chi non può permettersi interruzioni. Molte infrastrutture, compresi ambienti come quelli di Meteora Web Hosting, si appoggiano su stack Linux ottimizzati proprio a partire da distribuzioni come Ubuntu, esattamente perché offrono una combinazione efficace di sicurezza, aggiornamenti regolari e prevedibilità del comportamento sotto carico.

Quando ha senso scegliere Ubuntu oggi

Se stai iniziando a lavorare con Linux e vuoi un ambiente che non ti punisca per ogni errore, Ubuntu è una scelta quasi naturale. È una piattaforma di apprendimento, ma non solo: può accompagnarti anche quando i progetti diventano seri. Se sviluppi applicazioni web, puoi usare la stessa distribuzione sul tuo portatile, sul server di staging e su quello di produzione. Se ti occupi di infrastrutture, hai a disposizione una base solida, supportata, ampiamente documentata.

Non è l’unica distro valida, né la più “pura” agli occhi dei puristi, ma è difficile ignorarla quando si cerca un equilibrio tra facilità d’uso, comunità, supporto aziendale e adozione reale. È questo mix che l’ha resa, nel tempo, la distribuzione di riferimento per chi vuole usare Linux per lavorare, non solo per sperimentare.

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